James Dyson ferma il progetto di produzione dell’auto elettrica marchiata Dyson.
Nel 2017 il colosso britannico leader mondiale nella produzione di elettrodomestici ed aspira polveri di alta gamma, aveva annunciato l’intenzione di aprire il dipartimento Dyson Automotive orientato alla mobilità elettrica.
Nel 2018 era stato poi presentato un corposo piano di lancio con un budget di 2,2 miliardi di Euro, che sarebbe dovuto culminare con l’immissione sul mercato del primo modello nel 2021. LEGGI QUI
Il progetto Dyson era quindi avviato con tanto di preparazione della fabbrica a Singapore, nuovi edifici, strutture di collaudo, e alcuni prototipi già funzionanti quando il suo leader ha fermato tutto con una mail ai suoi 500 dipendenti impegnati nel progetto.
Motivo?
Sir.James Dyson ha spiegato al ‘Financial Times’ che le cause della sua decisione sono da ricondurre agli elevati costi di produzione. Dyson ha ritenuto infatti mancassero le necessarie condizioni per rendere il progetto realmente redditizio e quindi praticabile. Questa la versione ufficiale.
La motivazione addotta allo stop desta stupore.
Dyson è una multinazionale con oltre 12.000 dipendenti con un fatturato 2018 da oltre 5 miliardi di Euro, prima di lanciarsi in un progetto dispendioso ed ambizioso si suppone abbia ponderato con largo anticipo i costi/benefici attraverso un business plan minuzioso e responsabile.
Non vogliamo certo fare considerazioni semplicistiche e ci rendiamo conto quanto sia difficile programmare il futuro in ambito tecnologico con le innovazioni che si rincorrono a velocità non prevedibili. Certo è che trovarsi dopo quasi 3 anni a dover rinunciare all’obiettivo “a metà del guado” lascia quanto meno perplessi.
L’ipotesi è che Sir. Dyson si sia accorto “work in progress” quanto sia più redditizio giocare solo la “partita più importante” per i veicoli elettrici: ovvero quella sulle batterie.
La conferma a queste supposizioni si può trovare nel cambio d’indirizzo del budget.
L’investimento iniziale di Dyson di 2,5 milioni di sterline per l’auto elettrica, annunciato lo scorso anno, verrebbe quindi concentrato ora sulla produzione di batterie a stato solido, sui sistemi di rilevamento, sui sistemi di visione, sull’apprendimento automatico e sull’intelligenza artificiale.
La vicenda Dyson pone comunque l’accento su uno dei punti cruciali della mobilità elettrica: i veicoli elettrici per loro natura sono meno redditizi per i produttori rispetto quelli endotermici.
La loro efficienza e la scarsissima esigenza di manutenzione rende il business dell’auto elettrica apparentemente sconveniente o semplicemente diverso rispetto a quello fino ad ora perseguito con l’endotermico. Un segnale a conferma di questa interpretazione, sono i tentativi di allargamento delle case alla produzione e vendita di infrastrutture di ricarica.
Concludere con la retorica del ridimensionamento del profitto per il bene dell’umanità parrebbe una banalità. Certamente è anche questo un aspetto che non farebbe male prendere in considerazione.